Article
Italian
ID: <
10.4000/cei.6717>
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DOI: <
10.4000/cei.6717>
Abstract
La scrittura di Gesualdo Bufalino dialoga con i grandi modelli della narrativa primonovecentesca europea (Proust su tutti). Una rete di riprese, allusioni e microcitazioni, tratte dai grandi romanzi di Mann, Kafka, Proust, Musil, Joyce, Woolf, è disseminata tra le pagine di Diceria dell’untore, che nasce come un ‘gioco serio’ di ricombinazione di materiali testuali precedenti, rielaborati in una nuova architettura di senso. Come nelle prove maggiori del modernismo europeo, anche nei libri successivi di Bufalino il privilegio assegnato all’io convive con una trama che, per quanto svalutata, conserva una sua tenuta, dove le esperienze interiori dei personaggi contano più dei fatti oggettivi. Persiste un’urgenza di verità e di significato. Poco importa se questa verità è mobile, relativa e sempre rinegoziabile: una zigzagante scommessa sul senso del vivere e dello scrivere è sempre rilanciata, pagina dopo pagina. L’assillo esistenziale si traduce in un assillo metaletterario che recupera la lezione, i modi e la struttura del romanzo modernista.