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K2: de/costruzione di une mito e di un dramma italiani

Abstract

Seconda montagna per altezza, con i suoi 8609 metri, nel mondo dell’alpinismo il K2 è considerato come la montagna più difficile da scalare nel circolo esclusivo degli ottomila metri. Situato nella catena dell’Himalaya, sul confine tra il Pakistan e la Cina, ha una relazione tutta speciale con l’Italia. Lo « Sperone degli Abruzzi », la via alpinistica più usata per avvicinarsi alla cima, fu aperta nel 1909 da Luigi Amedeo duca degli Abruzzi. Dopo quell’impresa, la conquista del monte non fu facile. Nel 1939 e poi nel 1953 la montagna fu lo scenario di due spedizioni americane fallite e terminate in tragedia. Nel 1954 è di nuovo un italiano, Ardito Desio, che organizza la spedizione, tutta italiana, che riesce nell’impresa. L’Italia vive il successo alpinistico come un trionfo nazionale. Ma presto nasce un giallo relativo agli ultimi momenti della scalata quando, in prossimità della vetta, restano solo quattro alpinisti per l’attacco finale. A quel punto un conflitto scaturisce in seno al gruppo: Walter Bonatti afferma di essere stato abbandonato da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni al gelo notturno, senza riparo, in una zona considerata mortale, mettendo a repentaglio la sua vita e quella del portatore locale, Mahdi, che era con lui. L’articolo affronta sessant’anni di dibattito sulla questione analizzando libri, trasmissioni televisive, articoli di giornale documentari e fiction che sono stati prodotti sull’argomento.

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